di Giorgia Marino Palermo (Ranchibile)
Samuele Minaudo Marsala
Il 19 e il 20 marzo, si sono tenuti gli esercizi spirituali, che hanno segnato la fine dei Gr Ado di quest’anno. Tra nostalgia e tanta felicità, dico che è stato un cammino molto particolare: ricco di emozioni, parole ma anche silenzi che sono stati altrettanto fondamentali. Ogni incontro ha rappresentato per noi una tappa per la nostra crescita e ci ha gradualmente introdotto a ciò che significa essere parte del mondo come figli di Dio.
Punti di riferimento nella riflessione e nella preghiera alcuni personaggi biblici. Il primo fra tutti Nicodèmo, un fariseo molto preciso e attaccato alla legge. Gesù lo guida nelle sue incertezze, un po’ come fa con noi. Viviamo la nostra vita basandoci su ciò che effettivamente noi vediamo solo con i nostri occhi, non con tutto il nostro essere e quindi anche con la nostra dimensione spirituale. Il confronto con Nicodèmo ci ha fatto capire che potremmo espandere i nostri orizzonti, se avessimo un cuore disposto ad accogliere.
Uno dei momenti di cui ho scoperto e sperimentato l’importanza è quello della condivisione. Proprio in questo contesto si sperimenta una dimensione più profonda della conoscenza dell’altro. Comprendi le debolezze, prendi coscienza del fatto che ognuno ha una storia da raccontare: c’è chi lo fa parlando, chi ascoltando. Qui i silenzi non sono nemici, sono parole mai dette. L’abilità dei nostri educatori è stata quella di farci sentire come a casa anche in momenti del genere. Ti parlano con una delicatezza e comprensione tale da spingere ad aprirti. Il timore di essere giudicato è assente, loro sono lì per te e hanno come scopo quello di far capire quanto siamo amati.
L’adorazione eucaristica serale è stata percepita come la possibilità di affidare i nostri turbamenti alla croce. Con il gesto di porre un sasso apparentemente insignificante, di una forma e colore replicabile, in qualche modo ci siamo liberati dei nostri “cuori di pietra” per aprirci ad uno di carne. In quel momento il volto di Gesù ci parlava, affermando che può capirci nelle nostre sofferenze e che non siamo lasciati in balia di noi stessi.
Rappacificandoci non solo con noi, ma anche con nostro Padre tramite il sacramento della riconciliazione . La confessione penso sia stato uno dei momenti più forti. Lì fronteggi tutto ciò che precedentemente avevi messo da parte pensando che si risolvesse solo. Le incertezze, le sfiduce riaffiorano. Proprio in quel momento di crisi Gesù prende il tuo volto tra le mani e ti dice “Io ti amo così come sei”, perché non importa quanti errori si possano commettere, Dio ci ama incondizionatamente proprio perché siamo imperfetti. Ed è grazie a questo che riesci a passare il resto della nottata con l’animo in pace.
Domenica mattina il confronto con la Parola ci ha permesso di confrontarci con la figura di Simone di Cirene che si è trovato a sostenere la croce di Gesù per puro caso, senza volerlo. A riguardo ritengo che talvolta ci ritroviamo a sostenere delle croci che non ci appartengono, per un motivo o per un altro, proprio come Simone. Egli pur essendo stanco e desideroso di voler tornare dalla sua famiglia, restò lì a portare quella croce così pesante insieme a Gesù, a sostenerlo.
Nella nostra vita sicuramente ci sarà capitato di essere stanchi come Simone, ma è l’amore verso chi sostieni che ti fa capire quanto sei disposto a insistere per quella persona.
Successivamente abbiamo avuto il momento della condivisione di gruppo, il più bello a parer mio, dove con l’aiuto degli educatori siamo riusciti a scavare sempre più in profondità in noi stessi, andando a cercare le vere risposte a quelle domande apparentemente così semplici che fanno scaturire in noi dubbi.
Nel pomeriggio, abbiamo vissuto tre momenti parecchio particolari. Alla fine lo scopo degli stessi esercizi spirituali è riuscire ad essere versatili, dai momenti di divertimento a quelli più seri.
Tutto è iniziato con la consegna del rosario e dei fogli che ci avrebbero accompagnato in questo viaggio. La nostra prima tappa è stata il cammino. Da questo parte tutto, come da piccoli quando compiamo i nostri primi passi c’è la paura di cadere, così anche in questo contesto si ha il timore di non essere all’altezza di poter proseguire un percorso che richiederà tanta forza. Ma l’essere forti parte proprio dalla consapevolezza di essere fragili. Durante questa prima tappa abbiamo recitato i 5 misteri della fede del rosario. È stata un’esperienza diversa da come la immaginavo. Siamo abituati a vederlo come un momento di austerità, solitamente fatto quando già si ha raggiunto una certa età. Invece noi, presi dal momento e circondati di familiarità l’abbiamo vissuto con serenità. Il camminare rendeva tutto più dinamico, simile a una metafora: nonostante le cose possano apparire come le stesse, in realtà stiamo sempre andando avanti. Il rosario è servito a dimostrarci che non siamo mai soli, ma che molto spesso la solitudine è un concetto che noi stessi pensiamo di patire.
La seconda tappa è stata l’ascolto. È importante che insieme alla collettività ci sia anche una parte di individualità. Ci siamo presi del tempo per noi stessi, per ascoltare le necessità che il nostro cuore necessitava che noi prendessimo in considerazione. Nel foglio erano anche citati dei versetti biblici assegnati a un’emozione in particolare. Per ascoltare bene la nostra interiorità, bisogna prendere coscienza del fatto che ognuno di noi prova sentimenti che non sempre sono compresi. Grazie a questi passi, in realtà riesci a comprendere che nessuna sensazione è mai sconosciuta, nel momento in cui capisci quanto importante sia.
La terza e ultima tappa è il dialogo. Oltre che pensare, bisogna anche discutere su ciò che si prova, e la nostra occasione è stata celebrare la messa. Al suo termine i vari educatori ci hanno consegnato dei semi di girasole. È un gesto che simboleggia il fatto che ognuno di noi può germogliare, se con la cura e le giuste attenzioni. Dio ci garantisce sempre l’amore di cui si necessita, anche palesandosi talvolta in coloro che vediamo quotidianamente. Dio si trova in ognuno di noi, l’abbiamo visto in questi due giorni. Abbiamo avuto la certezza di essere amati e chiamati, e che non è rilevante quando la nostra “chiamata” arriva, ma il come la accogliamo dentro di noi. Ricordando che l’amore di Dio è sempre, gratis e comunque.